Ieri ho pagato qualche soldino in più e mi sono goduto il viaggio Roma-Firenze in business class nella carrozza silenzio. È curioso come in quei casi tendi a innervosirti per qualsiasi essere umano che fa un minimo di rumore — "Siamo nella carrozza silenzio, per dio!" pensi stizzito, eppure non c'era tanto rumore.
Di fronte a me sedeva un business man con un tutore al braccio, deve essersi fatto male forse in motorino andando a lavoro, perché l'età e la stazza non mi suggerivano che giocasse a calcetto o, trattandosi della mano, a basket. Insomma, lui era l'espressione della mia indignazione interiore, cioè come mi sarei comportato se non avessi avuto un minimo di coscienza: guardava male chiunque emettesse una parola o sbattesse troppo forte la valigia per metterla apposto.
Fun story short: ha passato la seconda metà del viaggio al telefono con sua madre. Ma io avevo già abbandonato lo sdegno e già rigettato questo aspetto di me che non conosce la tolleranza; allora mi ero isolato nelle cuffie e preparavo la rassegna di MT, finché non sono incappato nell'intervista di cui voglio parlare oggi.
Un'intervista che mi ha turbato, che mi ha reso un po' antipatico Chris Anderson, ex direttore di Wired USA che ha punzecchiato Sam con domande anche personali e spesso a trabocchetto, ma poi ho fatto come in treno e ho cercato di discernere.
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