Salta al contenuto

Ti racconto la battaglia tra Wordpress e WP Engine

Una battaglia fatta di idee, estorsioni, cause legali e personalità.

"WP Engine è il cancro di Wordpress" scrive il CEO di Automattic e Co-Creatore di Wordpress, Matt Mullenweg in un post del 21 settembre 2024.

"Ciò che WP Engine ti offre non è WordPress," prosegue nello stesso post, " è qualcosa che hanno tagliato, hackerato, massacrato per farlo sembrare WordPress, ma in realtà ti stanno dando una copia economica e ti stanno facendo pagare di più."

E poi: "Anche mia madre pensava che WP Engine fosse un prodotto di Wordpress ma non è così".

Oggi ti racconto una battaglia, quella tra il CMS più utilizzato al mondo, e un sistema nato anni dopo, WP Engine. Una battaglia fatta di diffamazioni, cause legali e qualche ripicca.

Per chi non lo sapesse il 43% dei siti web su scala mondiale sono sviluppati con Wordpress, un sistema di gestione contenuti (CMS) open source nato nel 2003 da Matt Mullenweg e Mike Little.

Matt si aggiunge alla lista dei grandi imprenditori tech texani e ha passato la vita ad evangelizzare i valori di community, software libero e "democratizzazione" dell'informazione.

La sua carriera doveva essere musicale – ha frequentato la scuola di Jazz e poi scienze politiche. A 19 anni ha creato Wordpress – nel 2003 –, e due anni dopo Automattic, per il quale ha mollato gli studi. Wordpress rimane open source e no profit, ma Automattic, cioè una serie di servizi che ruotano attorno a Wordpress, diventa un'azienda... un'azienda enorme che oggi fattura quasi un miliardo di dollari.

È proprio qui che iniziamo a parlare di WP Engine.

È il 2010 e per usare Wordpress devi scaricarti il CMS da wordpress.org per poi caricarlo su una piattaforma di hosting – beh, è tutt'ora così. Sempre in Texas, l'uomo giusto al momento giusto, Jason Cohen, sviluppa una soluzione che ti installa Wordpress su un server sicuro abbattendo gli ostacoli tecnici e riducendo i problemi di sicurezza. Decide di chiamarla WP Engine, richiamando chiaramente il CMS di Matt, anzi, della community.

Pochi anni dopo WP Engine viene premiata come una delle aziende in maggiore crescita e oggi fattura mezzo miliardo di dollari. Nel frattempo Automattic lancia Worpress.com che fa più o meno le stesse cose di WP Engine.

Per quanto tempo quindi Matt Mullenweg si è tenuto tutto dentro? E cosa, più precisamente, non stava dicendo?

Settembre 2024, siamo al WordCamp US dove Mullenweg sta tenendo un discorso ed è una giornata di sole. "WP Engine è un parassita che si nutre del padrone senza dare nulla in cambio" afferma, e poi esorta i clienti a non rinnovare il contratto con loro.

Passano dei giorni e appare il primo post pubblico sul sito ufficiale: "WP Engine è il cancro di Wordpress", "Noi di Automattic lavoriamo gratuitamente su Wordpress 3.915 ore a settimana, loro solo 40", "Hanno rimosso la funzionalità di versionamento che protegge i tuoi contenuti solo perché vogliono guadagnarci più soldi" ma "il contenuto è sacro" e aziende così sono deleterie per la filosofia open source.

Il post non ci mette tanto a girare, la community si divide in due: chi attacca Matt perché dice che Automattic vuole solo affondare il suo principale competitor e chi si schiera con lui appoggiando l'obbligatorietà per queste grandi aziende di contribuire assiduamente a un progetto open source che è sia simbolo "di libertà" che la loro oca dalle uova d'oro, per la quale si deve essere riconoscenti.

WP Engine risponde con una lettera di "cease and desist" ma c'è di più. Secondo WP Engine, nelle settimane precedenti al discorso di Mullenweg al WordCamp US, egli avrebbe richiesto l'8% dei loro ricavi come compenso per l'utilizzo del marchio "WordPress".

Quando WP Engine prova a intermediare, il CFO di Automattic Mark Davies comunica ai dirigenti di WPEngine – secondo la lettera – che la sua azienda "andrà in guerra" e adotterà un "approccio nucleare da terra bruciata" se non firmano l'accordo di licenza.

Alla lettera di "cease and desist", che dichiara i fatti appena citati, arriva dall'altro lato una lettera simile, che li accusa di abuso dei marchi registrati Wordpress e WooCommerce implicitamente rappresentati nel loro nome: "WP Engine".

Dopodiché, l'approccio nucleare. Nel giro di pochi giorni Automattic, che ha il pieno controllo su wordpress.org, blocca l'accesso alle sue risorse da parte di WP Engine, tra cui aggiornamenti di sicurezza, repository di plugin e temi. Migliaia di clienti non possono più aggiornare o installare nuovi plugin e temi, e sono esposti a vulnerabilità di sicurezza.

E non è finita qui.

A ottobre, Mullenweg fa aggiornare la pagina di login di wordpress.org con una casella di controllo che richiede agli utenti di certificare di non essere in alcun modo affiliati a WPEngine. Se non selezionano la casella, non possono effettuare l'accesso. Un'altra società di Mullenweg, Pressable, inizia a fare pubblicità ai clienti di WPEngine, incoraggiandoli a rescindere i contratti con l'azienda e offrendosi di coprire i costi per farlo.

Diciamo che è abbastanza, WP Engine intenta una causa legale: diffamazione, estorsione e violazione del Computer Fraud and Abuse Act.

Il giudice del tribunale distrettuale federale della California, Araceli Martinez-Olguin, accoglie la richiesta di ingiunzione e impone ad Automattic di ripristinare gli accessi e di smetterla di relazionarsi con i clienti di WP Engine con pratiche scorrette.

Automattic risponde "La sentenza di ieri è un ordine preliminare progettato per mantenere lo status quo. [...] Non vediamo l'ora di prevalere al processo mentre continuiamo a proteggere l'ecosistema open source e portiamo alla luce una versione completa dei fatti e una assegnazione completa dei meriti".

A questo punto la community è molto arrabbiata con Matt. Quella che sembrava una spinta etica di protezione della filosofia open source si è trasformata in una storia di estorsioni e attacchi alle spalle.

Non solo la community, ma anche i dipendenti. Così tanto che Automattic offre una buonuscita a tutti coloro che non condividono la posizione di Mullenweg. La prima, a Ottobre, di 30.000 dollari o sei mesi di stipendio. La seconda, a novembre, ancora più generosa, che offre nove mesi di stipendio.

L'8,4% dei dipendenti lascia così l'azienda. Una buona parte appartengono al dipartimento open source che lavora per wordpress.org. Nello stesso periodo Automattic assume altre mille persone.

Passa un po' di acqua sotto i ponti, è gennaio 2025, ma Matt non dimentica. Decide così di abbattere radicalmente il supporto a wordpress.org, trasformando le 3.988 ore settimanali di lavoro in circa 45, corrispondenti curiosamente alle stesse di WP Engine. Motiva la scelta con il fatto che le spese legali sono state troppo ingenti e che adesso deve tagliare alcuni costi.

Quello che una volta era il suo "simbolo di libertà", un vero e proprio figlio partorito all'età di diciannove anni, adesso è abbandonato a poche ore di manutenzione e controllo.

La vicenda è ancora aperta, 159 dipendenti se ne sono andati, molti nodi sono venuti al pettine e Matt, una volta conosciuto solo come filantropo, musicista, amante di Star Wars e appassionato di fotografia, aggiunge nuove righe alla sua biografia pubblica, righe di controversia. Una controversia che ancora deve finire di parlare e una controversia che già ha fatto luce sulle redini delicate di una internet in cui sia le community che gli esseri umani si dividono tra ciò che è "libero" è ciò che è profittevole.

Commenti

Più recenti