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I bambini nati nel 2030 cresceranno con wearable e IA

Con la conoscenza a portata di voce e, forse, senza cellulari.

Photo by Pawel Czerwinski / Unsplash

Qualche giorno fa leggevo un articolo di M. G. Siegler, giornalista e investitore tech britannico, che raccontava di come sua figlia non usa il termine "cerca su internet" ma dice "chiedi al telefono". Dice così da quando ha sperimentato ChatGPT Advanced Voice Mode (quello con la sfera al centro, per intendersi) – la prima volta come gioco, con la versione "Santa Claus" che OpenAI ha rollato a dicembre, dopodiché come fonte di ogni curiosità che può avere un bambino, un vero e proprio oracolo a cui chiedere tutto.

"Oracolo" è anche il nome che gli ho dato tra i segnalibri, a pochi giorni dal lancio di GPT-3. Ricordo che era intorno a novembre 2022 e l'effetto che mi fece fu proprio quello di parlare con un "onniscienza". Nel tempo ho imparato a conoscere le sue debolezze, ho abbracciato anche altre bandiere (Gemini, Claude, Grok). L'ho vista crescere, l'ho vista cambiare i mercati e forse il mondo.

Oggi anche i bambini usano gli assistenti vocali.

Ci sono due cose che ho sempre pensato – e anche Siegler lo ribadisce: i wearable e l'IA vocale sono le soluzioni più sensate e banalmente, le più usabili. L'unico motivo per cui non le usiamo è che la tecnologia non è del tutto matura ma soprattutto, le persone non sono culturalmente pronte. Ecco dove entrano in gioco il cambio generazionale e una buona narrativa.

Come molti si ricordano, i primi Google Glasses sono usciti nel 2012, ma la narrativa generale era che nessuno sarebbe mai andato a giro con degli occhiali che registrano tutto. Gli anni sono passati e se ti guardi intorno oggi le persone registrano tutto. Gli smartphone si sono aggiunti alle telecamere di sorveglianza e nel tempo abbiamo visto interi casi o episodi di violenza risolti grazie a video di buon samaritani di passaggio.

Non voglio andare lì, non voglio dire che i wearable renderanno le nostre strade più sicure – sebbene possa essere un tema affrontabile – voglio dire che la percezione oggi è cambiata.

Meta Reality Labs, che studia AR e VR è in gravissima perdita da anni ma quel dipartimento non chiuderà mai. Qualche giorno fa ho visto un video del '99 in cui Jay Leno, conduttore televisivo americano, prende in giro Jeff Bezos perché la sua azienda continuava a chiudere in perdita ogni anno. Jeff prima ride, poi risponde: "Gli investimenti che stiamo facendo noi sono di enorme portata".

Le big tech sanno già cosa funzionerà e, se per alcune cose l'umanità è già pronta – come il quantum computing –, per altre tecnologie fortemente inserite nello stile di vita del singolo, si deve aspettare uno shift culturale, e a deciderlo sono solo i media.

Quindi i big dell'AR/VR come Google e Meta procedono ma anche realtà "minori" come Snapchat con gli Spectacles.

Non so se saranno i bambini nati nel 2030, ma un giorno non troppo lontano esisterà il primo essere umano al mondo che non saprà che cos'è uno smartphone. La figlia di Siegler quindi non dirà più "chiedi al telefono" ma dovrà nascere un nuovo verbo, un corrispettivo di "googlalo" che OpenAI scegliendo un nome non "verbalizzabile", cioè "ChatGPT", ha totalmente cannato.

Questo insomma non è un articolo sulle tecnologie del futuro, piuttosto una riflessione sulle grandi transizioni tecnologiche, e anche sull'atto nostalgico.

Se sei millennial hai conosciuto l'internet dei siti in flash, i cellulari quando erano solo cellulari, le mappe del Tutto Città, e la lista diventerebbe infinita. E quando sono apparsi i Gen Z hai pensato che "loro non possono capire cosa significava internet prima degli smartphone", allora sappi che quando spunteranno i Gen B qualcuno degli Z penserà "loro non possono capire cosa significava internet prima dell'AI e dei wearable".

Cosa significa cercare su Google "come mettere il sale nella lavastoviglie" e doversi leggere un'intro di 20 minuti sulla storia delle lavastoviglie, scritto nella fastidiosa lingua dei SEO. Oppure "googlare" un piccolo dolore alla spalla e temere di avere un tumore; dover scrivere tutto su una tastiera minuscola e fare il tratto da casa al supermercato con la testa chinata; guardare un monumento e nemmeno azzardarsi di cercarlo online perché non sai cosa scrivere; parlare con una persona di un altro paese a gesti perché Google Translate è scomodo e funziona male. Anche qui la (futura) lista nostalgica può diventare infinita.

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