In breve:
Alcuni ricercatori delle università di Berkeley e Washington affermano di aver mostrato agli esseri umani un colore del tutto nuovo chiamato "olo", mai visto prima e normalmente impossibile da percepire. Il colore è stato "generato" utilizzando un laser che stimola singolarmente alcune cellule della retina, chiamate coni M, generando una percezione inedita per il cervello.
Riassunto completo:
- I ricercatori delle università della California Berkeley e di Washington hanno sviluppato un metodo per mostrare agli esseri umani colori mai visti prima, sfruttando un dispositivo sperimentale chiamato "Oz".
- Normalmente, i colori che vediamo derivano dalla combinazione dei segnali di tre tipi di cellule della retina (coni rossi, verdi e blu). Il team di ricerca è riuscito a far percepire ai partecipanti un colore mai osservato prima, chiamato "olo", stimolando artificialmente con un laser soltanto le cellule dei coni verdi (coni M).
- Durante gli esperimenti, tre partecipanti hanno visto colori inediti e di straordinaria intensità, impossibili da riprodurre con luci rosse, verdi e blu normalmente disponibili, tanto da dover aggiungere notevoli quantità di luce bianca per cercare di avvicinarsi.
- Tuttavia, alcuni esperti come John Barbur della University of London hanno espresso scetticismo, sostenendo che potrebbe trattarsi solo di versioni più intense di colori già noti, anziché colori completamente nuovi.
- La tecnologia "Oz" potrebbe avere applicazioni future nello studio approfondito del cervello e del sistema visivo e nello sviluppo di terapie innovative, ad esempio per trattare persone affette da daltonismo.
Questo testo è un riassunto del seguente articolo (eng):
Scientists Say They Found a New Color Humans Have Never Seen Before
For the first time, humans might have glimpsed a rainbow of color that lies just beyond our sight – including a “blue-green of unprecedented saturation”.

Alternativa in italiano:
Gli scienziati affermano di aver scoperto un nuovo colore mai visto prima, si chama olo
Lo studio è stato pubblicato su Science Advances, provocando però scetticismo da parte di molti esperti
